martedì 30 aprile 2024
Nel fine settimana, nella città che ospiterà le Settimane sociali, appuntamento con le principali aggregazioni laicali e gli eletti attivi sui territori. Modera il direttore di Avvenire Marco Girardo.
Trieste

Trieste - Ansa

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Anche grazie ad un percorso preparatorio intenso e partecipato - arricchito dall’annuncio della presenza di papa Francesco e del presidente Mattarella - la 50ª Settimana Sociale che vedrà confluire a Trieste nel prossimo luglio le più diverse espressioni della Chiesa italiana si preannuncia come un evento prezioso per l’intera società nazionale, e si prepara a rappresentare una straordinaria occasione di confronto capace di raccogliere i contributi dei tanti che, nelle varie realtà del Paese, si impegnano a vivificare il nostro tessuto civile.

Nella prospettiva di arricchire ulteriormente questo appuntamento, sempre a Trieste, nel prossimo weekend su iniziativa di un gruppo di donne e uomini impegnati nella realtà civile si ritroveranno i responsabili nazionali di alcune delle principali realtà laicali (Acli, Agesci, Azione cattolica, Comunione e liberazione, Comunità di Sant'Egidio, Mcl, Movimento politico per l’unità, Rinnovamento nello Spirito…) che, coordinati dal direttore di Avvenire, proveranno ad approfondire il tema di “Un rinnovato impegno dei cattolici per la vita democratica”.

Una riflessione probabilmente inedita per la pluralità di voci coinvolte, in un approccio “sinodale”, su una sfida, quella del protagonismo dei credenti nel nostro Paese che, soprattutto dalla fine della Democrazia cristiana, ci interroga su come negli ultimi decenni sia andata via via diminuendo non solo la presenza nelle istituzioni ma anche la capacità di animare il dibattito civile, di offrire all’opinione pubblica proposte culturali moderne e accattivanti, di organizzare forme rinnovate di corpi intermedi, di formare una classe dirigente al passo con le sfide della contemporaneità.

Proprio alle grandi realtà del laicato organizzato che, con diversità di carismi, innervano la vita della Chiesa che è in Italia, viene chiesto, infatti, un contributo decisivo nel riannodare alcuni fili spezzati negli ultimi anni e nel riavvicinare le comunità ai temi della vita sociale dai quali si tengono spesso lontane per il timore di “importare” le divisioni polarizzanti del dibattito pubblico.

Vanno fatti emergere i tratti di preziosa originalità che stanno emergendo dal lavoro costante e capillare in tante realtà del Paese provando ad individuare priorità, percorsi, stili e “opere” con i quali i credenti possono contribuire al rifiorire di contesti socio-economici sempre più difficoltosi anche con la costruzione di concrete piattaforme programmatiche che, attraversando gli schieramenti, possano rappresentare un segno riconoscibile delle priorità del cattolicesimo politico e della sua capacità di incidere nelle scelte di governo dei territori.

E, lasciando lavorare la fantasia dello Spirito, andranno sperimentati cammini rinnovati di formazione che nelle nostre comunità comprendano nuovamente la dimensione sociale e politica, percorsi originali di discernimento comunitario sulle principali sfide del nostro tempo, strumenti di accompagnamento culturale e spirituale per chi ha risposto ad una vocazione di impegno.

A questo ci spinge, con rinnovato entusiasmo, il magistero di papa Francesco che, su snodi cruciali per il mondo contemporaneo (pensiamo al tema ambientale, a quello della “terza guerra mondiale a pezzi”, all’attenzione alle “periferie” o alle sfide dell’Intelligenza artificiale…) continua ad offrire piste di lavoro innovative che aiutano a ridefinire in modo originale il contributo dei credenti alla comunità delle donne e degli uomini del nostro tempo.

Ma soprattutto, in un tempo che probabilmente è più adatto ad una strategia neo-sturziana che neo-degasperiana, siamo chiamati a costruire, quanto più possibile in modo trasversale, azioni concrete che, nelle nostre città e nelle nostre realtà locali traducano la comune ambizione di servizio agli ultimi, di sviluppo sostenibile, di giustizia sociale, di legalità e di rinnovata partecipazione.

E per questo è interessante che all’appello delle associazioni e dei movimenti abbiano risposto amministratrici ed amministratori che, dopo aver visto proprio in quelle realtà maturare una specifica vocazione all’impegno civile, saranno anche loro a Trieste per condividere aspetti positivi e fatiche del comune servizio alla città dell’uomo, per maturare insieme un’azione sempre più incisiva e visibile che sia lievito in questo tempo di fragilità della democrazia.

*vicepresidente del Consiglio regionale -Friuli Venezia Giulia

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